La nostra storia

La nostra storia

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Negli anni 1947 e 1948 molti lavoratori dei Ministeri delle Finanze e del Tesoro abbandonarono  la CGIL unitaria, all’epoca unico sindacato dei lavoratori  dipendenti, per dare vita ad una serie di sindacati autonomi.

Essi si ispiravano tutti, in contrapposizione al sindacato di ispirazione politica di allora, alla necessità di dare vita ad un sindacalismo veramente apolitico, dotato di regole ed organizzazione tali da impedire la strumentalizzazione a fini meramente politici.

Queste organizzazioni sentirono la necessità, nel 1954, di creare un’associazione intersindacale che potesse allinearsi alle altre grandi organizzazioni sindacali, riunendo attorno a sé  lavoratori, soprattutto statali, per curarne gli interessi e le giuste rivendicazioni.

Nacque così, il 30 dicembre 1954 a Roma, in Via del Tritone 46, l’UNSA (Unione Nazionale dei Sindacati Autonomi), associazione indipendente e apartitica i cui scopi precipui furono esplicitamente dichiarati nel suo atto consuntivo:

“a) potenziare, nella comune concorde azione, l’attività dei Sindacati Nazionali Autonomi nell’interesse delle categorie associate; di prospettare alle Amministrazioni ed Enti, agli Organi di Governo ed al Parlamento la più conveniente soluzione delle questioni interessanti le varie categorie, i problemi, di carattere generale riguardanti riforme da realizzare nei servizi  della Pubblica Amministrazione ed i miglioramenti giuridici ed economici richiesti dalle categorie rappresentate per assicurare alle stesse un adeguato benessere ed un dignitoso tenore di vita;

b) promuovere in provincia il collegamento fra Sezioni o Sindacati  Provinciali dei Sindacati Nazionali ad esse aderenti, allo scopo di assicurare l’unicità di indirizzo nella attuazione in periferia, delle deliberazioni degli organi Nazionali dell’UNSA medesima e stimolare l’attività propulsiva degli anzidetti organismi sindacali periferici;

c) rappresentare gli organizzati dei vari sindacati ad essa aderenti presso gli Organi di Governo e del Parlamento, nonché negli Enti e Commissioni in cui sia prevista la rappresentanza sindacale.”

Preoccupazione principale dell’Unione fu quella di lasciar salvi per ogni Sindacato Nazionale aderente quei principi di autonomia che sono alla base del vero sindacalismo moderno e che avrebbero consentito a ciascuno di essi la più ampia libertà d’impostazione per i problemi inerenti alle singole categorie rappresentate, con il solo impegno di trattare su di un piano comune i problemi di carattere generale per i pubblici impiegati.

Con l’ingrandirsi e l’affermarsi dell’UNSA nuovi settori, anche privati, aderiscono all’Unione, rendendone sempre più incisiva ed efficace l’azione di tutela delle categorie rappresentate.

L’UNSA, in virtù delle adesioni raccolte, acquisì il diritto di far parte, già nel 1957, della Commissione per la riforma della Pubblica Amministrazione ed in seguito di essere presente nel Consiglio Superiore della Pubblica Amministrazione, oltre che nei diversi Consigli di Amministrazione dei Ministeri, nei Consigli di Amministrazione dei Fondi di Previdenza e nelle Commissioni istituite presso la Presidenza del Consiglio e presso i Ministeri.

Infine ottenne ciò che fino a quel momento non era stato consentito agli organismi sindacali autonomi, cioè la trattativa unica con le Confederazioni nel 1973, allorquando si stipulò il primo contratto degli statali.

Nel 1979 l’UNSA e lo SNALS (Sindacato Nazionale Autonomo dei lavoratori della Scuola) decisero di costruire una nuova Confederazione Autonoma che rappresentasse unpolo di aggregazione delle strutture sindacali autonome italiane.

Il 21 giugno 1979 fu annunciata la nascita della CONF.S.A.L. , Confederazione che si fondava “sugli irrinunciabili valori della libertà, del pluralismo e della giustizia sociale”.

(da BREVE STORIA DEL SINDACALISMO ITALIANO di A. Bigi ed. CONF.S.A.L.)

Lo scopo che indusse queste due forti strutture sindacali a dar vita ad una nuova Confederazione non si configurò come punto di arrivo, ma come base di partenza per tentare la totale unificazione del sindacalismo Autonomo Italiano.
In questo contesto la CONF.S.A.L. si pose e tutt'oggi opera e si muove come punto di riferimento e polo aggregante per accelerare questo processo.
Le linee ispiratrici della politica sindacale di questa nuova Confederazione sono riassunte nel documento politico-programmatico, parte integrante dell'Atto Costitutivo della CONF.S.A.L..
In esso vengono efficacemente riaffermati i valori morali, culturali e umani che hanno contraddistinto nel tempo l'azione dell'intero sindacalismo autonomo.
La CONF.S.A.L., infatti, si prefigge di operare per la "realizzazione della tutela e della valorizzazione della persona umana del lavoratore inteso come fondamentale protagonista della vita economica e sociale del Paese".
L'organizzazione della struttura e l'iniziativa operativa della CONF.S.A.L. è conseguentemente ancorata a saldi principi di democrazia, pluralismo e indipendenza come supporti necessari finalizzati a garantire un effettivo protagonismo partecipativo.
Interpretando, altresì, le aspettative del mondo del lavoro deluso dalla politica dei sindacati a forte caratterizzazione ideologico-partitica, la nostra Confederazione si propone di perseguire e raggiungere nel tempo e in un contesto unitario con le altre formazioni autonome i seguenti obiettivi:
- creare una valida alternativa al sindacalismo ideologico che spesso si è mosso in una visione ristretta o distorta degli interessi del mondo del lavoro;
- affermare una linea di azione sindacale meno rituale e demagogica e quindi più sollecita a porre la propria attenzione agli interessi generali della collettività;
- ricercare la perequazione e l'indispensabile giustizia retributiva dei lavoratori in una visione tesa all'affermazione ed esaltazione della professionalità e della meritocrazia;
- attivare adeguate strategie di promozione sociale finalizzate al recupero del sistema economico per garantire più alti livelli di qualità della vita di tutti i lavoratori.

   
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