Cambiare una manovra che penalizza solo gli statali

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Pubblicato Lunedì, 07 Giugno 2010 23:40
EDITORIALE DEL SEGRETARIO GENERALE
MASSIMO BATTAGLIA

CAMBIAMO LA MANOVRA!

Certo,  come  aveva  anticipato  il  Sottosegretario  alla  Presidenza  del  Consiglio,  Gianni  Letta, abbiamo  dovuto  prendere  atto  che  la  manovra  economica  correttiva,  che  il  governo  si  appresta  a varare, è davvero dura e, ove restasse così com’è, richiederebbe pesanti sacrifici per tutti.
Però, pur in presenza di alcune (per non dire molte) criticità di un certo “peso”, per cercare di  renderla “più digeribile” ai cittadini-lavoratori, pensiamo che l’atteggiamento migliore per le parti sociali  dovrebbe essere, almeno inizialmente, quello di lavorare duramente perché, nella sua sede naturale, cioè  in  Parlamento,  la  manovra  correttiva  possa  essere  emendata;  se  non  completamente  (cosa umanamente  impossibile),  almeno  nelle  sue  parti  che  penalizzano  il  pubblico  impiego  in  maniera davvero esagerata.
Per  ottenere  questo  risultato,  tuttavia,  è  necessaria  la  volontà  di  dialogare  e  confrontarsi,  anche in modo serrato, se necessario, con il  governo, onde verificare sia l’eventuale “non blindatura” delle  norme  più  critiche  della  manovra  medesima,  sia  la  possibilità  di  introdurre,  con  appositi emendamenti, modifiche che la possano rendere meno afflittiva.  
Riteniamo, al momento, del tutto inutile e dannoso l’atteggiamento di altre parti sociali che, al contrario  di  Confsal-Unsa,  Cisl  e  Uil,  disposte  al  confronto,  hanno  già  deciso  manifestazioni  e scioperi.  Il  sospetto  che,  così  facendo, facilitano  il  gioco  del  governo  non  li  sfiora  neanche  un  po’.  
Bah!
Noi, sul punto, abbiamo forti dubbi. Pensiamo che nessuno abbia mai creduto realmente alla favola di una crisi economica oramai in regressione, come pensiamo che nessuno abbia potuto rallegrarsi delle dichiarazioni, fatte quasi a scopo consolatorio, che, sempre dal punto di vista economico, c’erano Paesi messi persino peggio dell’Italia. Sulla  reale  consistenza  della  crisi  non  avevamo  certo  bisogno  dei  dati  diramati  da questo  o quell’Organismo  italiano  e/o  internazionale,  né  potevamo  in  alcun modo  prendere  per  realistiche  le
cose che, quasi a volerci rassicurare, ci venivano dette dai mezzi di comunicazione di massa. In  realtà,  la  vera  portata  della  crisi  economica  ognuno  di  noi  l’ha  sperimentata sulla  propria pelle, faticando sempre un po’ di più, mese dopo mese, a far quadrare il proprio bilancio familiare.
E’ di tutta evidenza, ora, che a fronte di una realtà economica davvero disastrosa per tutti i Paesi  dell’Europa,  anche  l’Italia  debba  porre  in  essere  ogni  iniziativa  utile  ad  evitare  il  crack finanziario, come è già successo in Grecia.
Si, ma come fare? Dai  primi  dati  ufficiali,  emersi  dalla  conferenza  stampa  di  “presentazione”  della  manovra, dobbiamo prendere atto, con grave disappunto, che, ancora una volta, la parte dell’agnello sacrificale tocca soprattutto al pubblico impiego. Infatti:
a)  il blocco, fino a tutto il 2013, delle retribuzioni globali, comprensive del trattamento accessorio, ai livelli del 2009.
b)  la sospensione dei rinnovi contrattuali per il triennio 2010-2012, in aperta violazione degli accordi sul nuovo modello contrattuale, sottoscritti dal governo e dalle confederazioni sindacali.
c)   il  taglio  lineare  del  10%  delle  risorse  delle  amministrazioni  che  avra’  ripercussioni  negative  sul funzionamento dei servizi.
d)  il  blocco  totale  del  turn-over fino al  2014 che  non  consentirà    alle amministrazioni  il necessario cambio  generazionale  e  favorirà  ancora  una  volta  il  ricorso  a  costose    esternalizzazioni  e  privatizzazioni.
e)  la  riduzione  del  50%  degli  stanziamenti  per  la  formazione,  che  blocca  il  processo  riformatore finalizzato a migliorare la qualità del lavoro pubblico.
f)   l’accelerazione  del  meccanismo  di  aumento  dell’età  pensionabile  delle  donne  del  pubblico impiego fino a 65 anni, nonché la possibile rateizzazione nel trattamento di fine rapporto

tutte queste voci costituiscono una sorta di castigo divino verso i dipendenti pubblici. Anche  volendo  ammettere,  obtorto  collo,  che  qualcosa  bisognava  pur  fare,  riteniamo ingiusto e punitivo verso il pubblico impiego l’adozione di così drastiche misure, che sembrano rispondere più ad una logica di comoda routine che ad una sorta di extrema ratio, che forse saremmo riusciti a capire un po di più.

Dato,  però,  che,  ancora  una  volta,  si  è  preferito  colpire  il  pubblico  impiego,  è  nostra convinzione  che  sia  assolutamente  necessario  emendare,  in  modo  significativo,  i  contenuti della manovra finanziaria correttiva così come presentata.  La patata bollente, ora, passa nelle aule di Camera e Senato, ossia in mano alla Politica, che è chiamata ad operare scelte coraggiose.
Ma quali sono queste scelte coraggiose, infierire ancora una volta sui pubblici dipendenti?
No!  Troppo facile prendersela sempre con questa categoria di lavoratori, fin troppo tartassata,  da sempre, dalla nostra classe dirigente.
Se  la  Politica  vuole,  può  giungere  a  soluzioni  di  maggiore  equità,  incidendo  soprattutto  su settori fino ad oggi ritenuti quasi come dei santuari intoccabili.
L’elenco  sarebbe  lungo  e  noioso,  e  si  rischierebbe  di  sfociare  in  un  discorso  “politico”  che vorremmo accuratamente evitare di fare.
Ma quali, e chi siano questi Totem della iniquità fiscale, che cioè pagano (quando pagano) non come Costituzione comanda, cioè in modo direttamente proporzionale alle entrate, ma…al contrario, ossia più guadagnano (?)…e meno tasse pagano, be’, tutti lo sappiamo.  Solo il Fisco sembra non conoscerli.
Pertanto questa manovra, ora che arriverà in Aula, dovrà essere ricondotta entro i limiti di una maggiore  equità,  fiscale  e  sociale,  evitando  di  esibirla  strumentalmente  solo  come  un  bottino  di guerra.
Le risorse ci sono, ed in abbondanza!
•     Basterebbe andare a “pescare” nel vastissimo mondo dell’evasione e dell’elusione fiscale.  
•     Basterebbe  che  si  evitassero  davvero,  da  oggi  in  avanti,  tutti  gli  assurdi  sprechi  che discendono da una gestione della cosa pubblica a dir poco “allegra”.
•     Basterebbe  che  proprio  la  Politica,  per  prima,  ed  a  cominciare  dal  suo  interno,  mettesse seriamente  mano  a  quell’autentica  emergenza  nazionale  rappresentata  dalla  questione morale, che è all’origine di tutti i mali.
Ma ne avrà il coraggio e, soprattutto, la forza?


Il Segretario Generale
Massimo Battaglia

fonte: comunicato 53/2010 Federazione Confsal-Unsa

Allegato comunicato 54/2010 Federazione Confsal-Unsa su norme del decreto anticrisi che riguardano i lavoratori statali